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Italie [IT] L’Ora quotidiano. Les victimes, non métaphoriques, de la Mafia Capitale

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Article publié le 09/12/2014

[FR] De nouvelles arrestations ont eu lieu en Italie, dans le dossier « Mafia Capitale ». Des structures d’aide aux migrants ont travaillé en lien avec la « Ndrangheta », organisation mafieuse en Calabre, notamment sur la question du placement en centres des migrants en surnombre. Alors que le gouvernement italien qualifie sa stratégie d’accueil des migrants d’héroïque, et qu’une large frange de l’opinion publique considère que le pays est déjà trop en crise pour accueillir davantage de migrants, la réalité de la détention des migrants en Italie oscille entre business, criminalité, mafia et drames. De Mineo à Mellili en passant par Piazza Armerina, la Sicile est devenue un grand réseau où les migrants sont répartis en fonction des relations de Luca Odevaine, accusé de corruption dans le scandale « Mafia Capitale ». Un marché juteux qui vaut près de 190 millions d’euros par an. Au cœur de ce système arbitraire, le tri des migrants n’obéit qu’à une loi, celle de la loterie. D’où une demande de transparence et de clarté sur la gestion des CIE, notamment celui qui ouvrira à Gradisca en janvier 2015.

Le vittime, non metaforiche, di mafia Capitale

A chiunque si sia occupato di migranti ed accoglienza, nei partiti o nelle associazioni, è capitato di sentirsi rivolgere una frase che, più o meno, suonava cosi “Si, giusto occuparsene. Ma con tutti i problemi che ci sono in Italia non ti pare che le priorità debbano essere altre”. Innegabilmente è una frase che fa riflettere, perché sai che tratti un tema complesso, perché sai che questa frase è senso comune, anche prima dell’ondata strumentalmente creata che vede nel migrante un nemico che aggrava la già drammatica condizione sociale di questo paese.E perché sai, anche, che non è facile spiegare cosa sia un CIE o un CARA, magari stipato all’inverosimile e abbandonato nel nulla nel centro della Sicilia, a chi in una struttura simile non ha mai messo piede ma legge su siti spazzatura o giornali poco accorti di strabilianti cifre destinate a migranti ed accoglienza.

Ci provi comunque a spiegare, a dire che non si tratta solamente di un sacrosanto principio umanitario e di accoglienza, ma che dentro quelle strutture c’è chi specula, chi usa denaro per arricchirsi, chi ha messo in piedi un vero e proprio business. Ed è difficile.
O meglio, lo era. Perché la vicenda descritta nelle intercettazioni e nell’ordinanza dell’operazione che ha cominciato a fare luce sull’intreccio tra criminalità, mafie, affari e politica a Roma restituisce un quadro ancor più drammatico di quello che avvertivi e che percepivi. Offre le prime vere risposte che la politica non è stata mai in grado di fornire. Ci dice di numeri e meccanismi, ci dice che “con gli immigrati si guadagna più che con la droga” e ci mostra il meccanismo, squallido, che sta alla base di quella macchina dell’accoglienza che l’attuale ministro degli interni definiva “Eroica” tanto da far meritare all’Italia la medaglia di “Campione dell’Assistenza”. Affermazioni assai ardue da far digerire oggi, soprattutto a chi quell’eroismo ha visto a Mineo o tra i materassi gettati per terra in altri centri.

Le parole e le azioni dei vari Odevaine, Buzzi e compagnia orrenda restituiscono il senso ad un impegno che, nella stampa e nell’opinione pubblica, era, ad essere buoni, visto come materia di serie B o C. Ma, personalmente, contribuiscono anche a dare seguito ad una sensazione di inutilità della politica. Perché se solo oggi, dopo arresti e perquisizioni, il sistema Mineo viene alla luce e diventa materia di dibattito, per altro secondaria, è evidente che la Politica non è riuscita ad arrivare in tempo. Se solo oggi qualche deputato del territorio si sveglia, magari dopo aver raccontato per anni la favolette del “va tutto bene”, è evidente che la politica, una parte di essa per essere giustamente precisi, ha delegato a magistrati e procure un compito che non dovrebbe essere solo loro.

Dal 2011 ad oggi da Mineo sono transitati milioni e milioni di euro, mentre le condizioni dei richiedenti asilo peggioravano. Mineo, stando alla carte della procura, era un serbatoio di uomini e denaro. Una gigantesca macchina che serviva per creare illeciti guadagni. Con uno strano rapporto con il territorio, costruito negli anni dello strapotere del PDL, lontano chilometri da ogni centro abitato ma solerte nel fornire ai comuni del consorzio, ad oggi 6 su 9 ad amministrazione PD, fondi per feste e sagre.

Mineo è una macchina infernale, in cui guadagnano tutti. La società che possiede la struttura, già utilizzata per ospitare le truppe USA di Sigonella, che passa in pochi giorni dall’ipotesi di affitto individuale a 900euro delle villette ad un appalto milionario. I livelli dirigenziali, con indennità e contratti di consulenza ricchissimi, Odevaine fino al giorno prima dell’arresto era contemporaneamente dipendente part-time e consulente del consorzio. Chi sfrutta le ragazze ospitate, costringendole a prostituirsi, in una storia in cui ancora molti sono i lati oscuri. Una macchina incomprensibile, incapace per dimensioni e posizione di svolgere il ruolo istituzionale di centro per richiedenti asilo, incapace di integrare. Una macchina mangiasoldi utile a tutto e a tutti fuorché ai migranti “ospitati”.
Una macchina da chiudere, finalmente. Per abbandonare, definitivamente, un sistema di speculazione odioso. E, anche, per chiedere scusa a chi da questo inferno ha guadagnato solo la forza per farla finita. L’ultimo di una lunga serie. Un nome che non troverete nelle carte dell’inchiesta e men che meno nelle foto delle cene d’affari della cricca romana. È il nome di un ragazzo eritreo di 21 anni, Mulue Ghirmay, fuggito da fame e guerra e venuto in Italia. Morto suicida in una sera del dicembre 2013 in quel “gioiello dell’accoglienza” chiamato CARA di Mineo. Perché il sistema consente di fare con gli immigrati più soldi che con la droga, ma come con la droga lascia dietro anche il sangue. 

Lien de l’article: 

http://www.loraquotidiano.it/blog/le-vittime-non-metaforiche-di-mafia-capitale/  

Voir aussi:

http://www.ilgiornale.it/news/politica/legami-delle-coop-ndrangheta-cos-gestivano-i-flussi-degli-1074496.html 

http://www.huffingtonpost.it/filippo-miraglia/uscire-logica-emergenza-eliminare-corruzione_b_6301144.html?utm_hp_ref=italy 

http://cartadiroma.waypress.eu/RassegnaStampa/LetturaNL.aspx?dest=fratucello@arci.it&cod=122014MI2520612003

http://cartadiroma.waypress.eu/RassegnaStampa/LetturaNL.aspx?dest=fratucello@arci.it&cod=122014SIF518312002

http://cartadiroma.waypress.eu/RassegnaStampa/LetturaNL.aspx?dest=fratucello%40arci.it&cod=162015SIQ503501001 

Informations bibliographiques

Date(s) de publication : 09/12/2014
Source(s) : L'Ora quotidiano